I FIGLI DELL'ORCO

7:02:00 PM Posted In , , , , , , , , , Edit This 2 Comments »

 Ho scritto un libro, sul mio lavoro, sulla mia vita. 

È un libro duro, veloce, com'è il lavoro dell'educatore, sempre a rincorrere un'emergenza, sempre in movimento, sottopagati, sottostimati, persi dentro un ambiente sociale silenzioso e ignorato, a volte svilito.

Ho preso tanti pezzetti di storie che mi si sono appiccicate addosso e ho costruito una storia.

Ogni fatto purtroppo è accaduto davvero e ne sono stata partecipe.

Spero abbiate voglia di leggerlo.


Il pubblico seduto

in poltrona 

alla sera

è affamato di violenza

di orrore,

ma violenza digeribile,

quella che ti fa andare

comunque a letto tranquillo.

Nessuno in realtà

vuole sapere

quello che succede

a certi bambini.

Nessuno.



parliamo di libri

6:34:00 PM Posted In , , , Edit This 0 Comments »

OGGI VI CONSIGLIO 

UN LIBRO si intitola 

IL SOGNO DEL 

BAMBINO STREGONE 

di LUCA 

CASTELLITTO e parla della condizione dei bambini in Congo, bambini abbandonati e cacciati dalle loro case e famiglie in quanto diversi. E' una storia scritta in prima persona, molto ben scritta.
Ve lo consiglio.
buona lettura.
zia lella

BUONA SANITA'

6:51:00 PM Posted In , , , , , , , , , Edit This 2 Comments »


Ci sono alcuni medici che da soli riescono a farti sentire il calore e la vera essenza della professione che fanno.
Mio marito è malato di sclerosi multipla.


Viene curato qui, dove abitiamo dalla primaria che, ti accoglie spesso con finti sorrisi di circostanza e che a parte questo non fa nulla per evitarti l’imbarazzo nel farti sentire inutile e fastidioso.


Il suo lavoro deve essere pesante, triste, lo fa in maniera pesante, triste, nervosa.
Per questo ci siamo rivolti ad altri medici e ne abbiamo trovato uno in Sardegna, a Cagliari il primario di neurochirurgia che ci ha accolto, già al telefono, senza intermediari, segretarie, infermieri o altro. Al telefono risponde lui in persona, con un tono professionale ma sempre allegro, gentile.


Non mi fido di queste cose, quindi non mi sono fatta intontolare dalla voce e dalle maniere finchè non lo abbiamo incontrato.


Quando lo abbiamo incontrato, io non ero esattamente la Naomi Campbell, ero 95 kili di peso, con un esaurimento nervoso che non mi faceva dormire da un mese circa, ero stressata per il viaggio in Sardegna, che, per la cronaca non potevo permettermi…Mio marito invece era un uomo distrutto, senza capacità di concentrazione, con un leggero sbavamento dall’angolo della bocca, sostenuto da due stampelle. Due poveri cristi insomma, esternamente solo l'ombra delle persone ricche e combattive che in realtà siamo, eppure siamo stati accolti con il rispetto, l’attenzione che vorremmo tutti vedere in tutti i medici.
La mia dolce metà poi è stata operata, è un po’ migliorata, ora dovrebbe rioperarsi e ho richiamato il primario di neurochirurgia dell’ospedale civile di Cagliari.
Ancora, dopo ben 5 anni risponde personalmente al telefono, ride e si scusa, ma sta partendo per le ferie con la famiglia. Mi scuso imbarazzata, richiamerò. Richiama invece lui e dimostra che dopo 5 anni si ricorda del suo paziente, uno qualunque, ci riaccoglie con la stessa professionalità e umanità di sempre…
Ecco, uomini come questi, sono persone vere, non sono importanti per il lavoro che fanno, ma fanno questo lavoro perché sono importanti, sono belle persone.
Oggi sono stata dal mio pediatra per un banale mal di pancia della scricciolina. Anche questa persona quando parla e ti accoglie ti fa capire l’importanza e la bellezza della sua professione. Il suo lavoro pensa sia faticoso ma non pesante, è serio ma non triste, e lo svolge in modo sereno, impegnato, gratificante.
Per questi due medici e per tanti loro colleghi, per tutti gli infermieri, gli assistenti sociali, gli educatori, i professionisti che ancora non si sono arresi allo stipendio di fine mese, voglio dire grazie.

SONO TORNATA

2:56:00 PM Posted In , , , , , , , , , , , Edit This 4 Comments »

Ciao sono tornata e come prima cosa ho allargato la famiglia: finalmente il maschio che non ho mai avuto.

L'ENPA mi ha chiamato e ho adottato Ciaky Cian, un poderoso e fortissimo gattone di 4 etti e mezzo, neanche un mese abbandonato lungo una strada.

E' tutto bianco, con delle macchiette nere sopra gli occhi.

Le mie bimbe sono felici, perfino la mia dolce metà è felice, lui che non aveva mai voluto un animale in casa per paura di incampargli adosso.

Beh, a parte questa gioia, domani torno al lavoro, anzi per la precisione torno non è esatto, infatti mi hanno per l'ennesima volta cambiato di Centro, per cui vado in un centro diverso e, francamente un po' mi dispiace. Mi piaceva lavorare dov'ero.

Ora vi lascio e ci risentiamo presto.

Baci bacini bacetti a tutti sopratutto alle mie speciali streghette, che non sono ancora andata a trovare.

Zia lella’s work part three

9:13:00 PM Posted In , , , , , , , , , Edit This 2 Comments »
Operare con i tossici ti insegna l’umiltà del silenzio, la paura della violenza, la solitudine del dolore. Ma nello stesso tempo ti gratifica nel tuo ruolo professionale che è importante e riconosciuto socialmente. Di questo abiamo già parlato in zia lella's part two
Da questa esperienza mi sono ritrovata a lavorare in un istituto psichiatrico. Credo che nessuno di voi, se non c’è stato dentro (da una parte o dall’altra) non abbia la più pallida idea di cosa sia un istituto psichiatrico. Il matto, il folle - e tutti i suoi moderni e professionalmente corretti nomi, - non sono solo una persona malata, ma anche un giudizio morale o sociale. Il matto è strambo, non lo si capisce, se ne ha paura, a volte giustamente, ma il matto è essenzialmente una persona non libera, sia psicologicamente che fisicamente. Il matto è intrappolato all’interno delle sue visioni, non ha alternative per ciò che vede e sente, è oppresso dal suo essere matto. Il matto è un desaparecidos sociale, qualunque cosa dica, faccia, senta, è interpretata come non senso, inutile, non credibile “tanto è matto…” non vale niente… è terribile. Se sei etichettato come matto, non verrai mai più considerato, mai più.
L’obiettivo non è la comprensione della malattia, che è incomprensibile, ma la stabilizzazione del paziente. Non importa se questo viene fatto attraverso farmaci che inibiscono, confondono, riducono la capacità intellettiva del paziente. Basta che non dia fastidio. La sfida che noi educatori avevamo accettato era i riuscire a fare a stessa cosa, senza eliminare l’essenza della persona, l’essere strambo può essere una risorsa?
Il dolore in questo campo è infinito, totale, racchiude tutto l’essere ed esplode in un muto urlo che ti entra nella testa e ti destabilizza…
Ciò che ricordo di questa esperienza è la mancanza di silenzio, gli interminabili soliloqui dei miei pazienti, la paura che leggevi nei loro occhi quando capitava qualcosa di strano, le notti sempre rotte da urli, pianti, risa…Come professionista si poteva fare molto, ma alla fine non ci si credeva fino in fondo. Bisognava investire troppo tempo e soprattutto troppo denaro. Siamo diventati controllori, surrogati genitoriali di persone con trent’anni di più . Quando tutto questo ha smesso di essere dignitoso per me e per loro me ne sono andata.
Dopo quattro anni ho voluto cambiare e sono arrivata dove sono adesso cioè operare con persone disabili.
Ma questa è un’altra storia….

Zia lella’s work part two

6:24:00 PM Posted In , , , , , , , , , , , , , Edit This 4 Comments »


zia lella work part one (clicca qui)


Dopo ben sette anni di duro lavoro con i minori, in cui includo:
- un’esperienza di tirocinio nel carcere minorile di Treviso,
- uno di volontariato in quello di Roma,
e una pazzia completa al quartiere Zen di Palermo,
frammentati da corsi di formazione vari, il più importante che voglio qui ricordare riguarda quello di Bologna che insegnava a trattare con bambini che avevano subito violenza fisica o sessuale,
ho finalmente cambiato campo e sono stata contattata da una comunità di Verona che si occupava di dipendenza.
Non era il mio campo, non ne sapevo niente di tossici, a me piaceva lavorare coi minori…mi offrirono il triplo dello stipendio che prendevo…beh, valeva la pena tentare!
FAVOLOSO
La più bella esperienza della mia vita.
Finalmente ho capito cosa significa fare l’educatore.
Lavorare con la tossicodipendenza ti mette a contatto con le tue paure, le tue insicurezze, ti insegna a combatterle per sopravvivere. I tossici non ti perdonano niente, non sfugge loro niente, non ti salvi.
Ho conosciuto il significato della parola empatia, la conoscenza delle mie doti di intuizione. Ho imparato tanto, ho sofferto tanto. Mi sono venute certezze che non avevo e tante insicurezze con cui fare i conti, ma più che altro ho imparato. La tossicodipendenza ti assorbe, ti si insinua dentro e senti di combattere una guerra per loro, e con te stessa, infondo le loro paure sono le nostre, i loro silenzi sono anche tuoi, il vuoto che sentono nell’anima è l’amplificaszione all’ennesima potenza di ciò che anche tu hai dentro. La sofferenza, il dolore non solo dei ragazzi, ma anche dei famigliari, la paura di sbagliare perché sbagliare significa anche uccidere. Non dimenticherò mai la ragazza che, dopo una ricaduta, ha fatto un colloquio con me,dopo poche ore è scappata dalla comunità e si è schiantata su un albero. Non è morta, si è salvata, ma quello che porto dentro è un macigno enorme. Non importa se, non ho fatto errori, se ho detto e fatto le cose giuste (il colloquio era registrato), la mia coscienza pesa…
Dopo appena due anni mi hanno nominata responsabile di comunità e questa responsabilità mi è saltata addosso come un macigno: disponibilità 24 ore su 24, reperibilità continua ed immediata, anche in ferie, telefonate di lavoro di giorno e di notte, corsi di formazione continui e sempre in città impossibili come Milano, Venezia, Padova…quello stipendio me lo sono proprio sudato.
La mia vita privata è andata, il mio fidanzato di allora mi ha lasciato, non proprio per il mio lavoro, anche, più che altro mi ero innamorata di uno stronzetto e quell’esperienza professionale mi dava i mezzi per constatarlo e quindi contestarlo. Francamente meglio così, ho trovato di meglio, ma lì per lì tutto fa mucchio si dice dalle mie parti e ho iniziato a sentirei l peso di un centro che gravava tutto sulle mie spalle. Non avevo una grande equipe che mi sosteneva, anzi a volte remava proprio contro. Questo fatto me o porto ancora adesso addosso, visto che a volte, ancora adesso mi fanno notare che faccio troppo indipendentemente dalle equipe.
Sono ingrassata di oltre venti chili (che ho ancora in parte) e ho iniziato a non sentirmi più a mio agio. Poi le cose sono precipitate soldi che non arrivavano, speculazioni andate male, stipendi non pagati e versamenti inps mai versati…
Ho lasciato tutto e sono tornata a Vicenza, dedicandomi solo agli studi. Ho reiniziato a studiare per prendermi la laurea breve.
Dopo un bel po’ di stipendi non pagati, ho cambiato lavoro e mi hanno assunta in una comunità all’interno dell’Istituto psichiatrico S.Felice di Vicenza.
Ma questa è un’altra storia…

ciao ci sono anch'io

10:36:00 PM Posted In , , , , Edit This 2 Comments »
4 maggio 2008: sto aprendo ora il mio primo blog!!!! sono molto fiera di me perchè non mi aspettao di riuscirci.
Ciao a tutti, sono Zia Lella.
È il primo blog della mia vita (che come il primo amore non si scorda mai)... non sono neanche così avvezza al mondo telematico ma mi incuriosisce molto.Questo blog entra on line oggi e lo considero un sasso gettato nella rete (sasso…rete..ha, ha, ha) per vedere cosa mi torna indietro. Non so se sarà un diario quotidiano, (che avendo un lavoro, un marito e due figlie non so se avrei abbastanza tempo…) oppure una zona in cui si potrà raccontare ciò di cui nessuno parla mai: droga, handicap, malattia mentale, carcere e minori con tutte le loro sfighe. Si perché questo io faccio di lavoro, l’educatore professionale. No, non quella che lavora in un asilo, lo so, l’errore è frequente, ma è una laurea semisconosciuta, attualmente anche cambiata in Scienze dell’Educazione. Faccio questo lavoro da 23 anni, una vita vissuta assorbendo, respirando e provando a “domare” la sfiga umana, in tutte le sue forme. Ora vorrei condividere questa biblioteca di informazioni di prima mano che ho accumulato nello stomaco (è lì che si accumulano le emozioni) e nella testa.
No, fermi lì non andate via, per sopravvivere per ventitre anni a questo lavoro bisogna avere una buona dose di antiacidi e di sano umorismo che, deve essere sempre in border line con il cinismo, senza mai però finirci dentro. Tranquilli non troverete tediose notizie di sfigati, solo che tra tante cose piacevoli e divertenti vorrei portare in rete anche la voce di coloro che non parlano, che non la usano la rete; mi piacerebbe far sapere, ma anche conoscere perché francamente sono un cesso ancora col computer, ma prometto di applicarmi se mi date una mano. Sono qui anch’io insomma, senza retorica, senza piagnistei e pallose relazioni o conferenze…Sbaglio? Aspetto proposte, critiche, commenti... Per il momento finisco qui.
UMORISMO
Mi sono trovata questa e mail mandatami d una amica e mi piacerebbe condividerla mi ha fatto spanciare. Se ne avete di simili…grazie.

POLITICA
In italia gli operatori sociali sono 250.000 e il nostro contratto è scaduto nel 2005. sapete cosa si sono permessi di offrirci per il nuovo anno? 75 euro annui lordi Ma direte voi chissà quanto prendete… Quelli come me che hannodue lauree e 10 anni di servizio sui 900/1000 euro gli educatori con la laurea, gli altri 600/800 euro e sono gli operatori addetti all’assistenza, coloro che fanno il lavoro più duro, più pesante e meno gratificante. Sempre che si sia in regola, e che non si debba sottostare a qualche ulss che fa ancora bandi di concorso al ribasso. Come si vive? Male. E si lavora peggio. Anche perché i finanziamenti sono sempre meno, chi ha un figlio o un parente disabile se lo deve tenere e gestire perché lo Stato non passa più niente. Poi sono contro l’aborto e la vita è sempre un dono…mi ha sempre fatto incazzare questa cosa qui. Premetto che sono convinta che abortire equivalga ad uccidere. Ma se l’alernativa è una vita di stenti, di emarginazione, di botte prese da bulletti coglioni che si credono chissà chi perché riescono (ma che impresa!!!) a far del male e far soffrire una persona disabile, mi chiedo perché? La vita dei genitori è pressoché finita. Hanno il terrore e l’ansia di star male o di invecchiare, perché dopo di loro cosa succederà ai loro figli? Anche la vita dei fratelli non è tra le migliori. Oltre che alla sofferenza per il fratello, rimane poi la certezza di doversene fare carico, prima o dopo.
Detto ciò sono anche favorevole a sonori calci in culo ai sunnominati bulletti e, perchè no anche ad aborti differiti (eliminarli insomma, con un po’ di ritardo ma va bene o stesso).
No, comunque, a parte le frasi fatte e le stronzate qualunquiste, è veramente un dramma inimmaginabile. Scusate lo sfogo e aspetto notizie. Baci.


RELIGIONE
L’anno scorso ho scritto un libro che si intitolava DA DEE A STREGHE LA STRANA STORIA DELL’ALTRA META’ DEL CIELO. Mi piacerebbe raccontarvi di cosa parlava, ma non voglio consumare tutte le mie cartuccie stasera. Vi avverto però che un po' eretico era...