QUANTE STRANE IDEE SULLA FEMMINILITA'

10:57:00 AM Posted In , , , , , , , , , Edit This 2 Comments »


Ho letto su Focus, qualche giorno fa, che è stato inventato un nuovo strumento anti stupro.


Si infila come un assorbente interno, ma possiede degli "ami" che si attaccano al pene di chi ti penetra ferendolo anche gravemente e permettendoti di scappare quando il "bastardo" si contorce per il dolore. Inoltre paree che sia complicato levarlo per cui avrà bisogno di cure mediche e quindi sarà rintracciabile.


l'idea mi ha divertito. Penso che sia stata ideata da un maschio, ne sono quasi certa.


1. se il tipo invece di contorcersi dal dolore lontano da te, ti si schianta addosso magari col coltello o qualunque altra cosa che ha in mano?


2. quando esattamente dovrei infilarmi il suddetto strumento? alla mattina con le mutande pulite? Se vado ad una festa? Quando passo per quartieri poco raccomandabili? Solo se esco di sera?


Insomma quando è che una donna sa che potrebbe essere violentata? No, perchè se lo sa o lo immagina, è probabile che abbia già da se preso le dovute precauzioni...Maschietti ingenui :(




La situazione si ripete, sempre tutto è riassumibile solo all'atto meccanico. E' come per la prostituzione, dove ancora, nel 2010 vengono punite le donne in quanto ADESCATRICI di poveri mariti indifesi che, casualmente passano ignari per certe strade e, vedendo delle ragazze sole si fermano per offrire un passaggio...


Già, perchè è vietato punire, magari con una bella multa inviata a casa il maschietto. Ogni volta che si è provato, apriti cielo...e la privacy????


Vi do una informazione che magari avete dimenticato:


LA PROSTITUZIONE E' UN PROBLEMA MASCHILE, NON FEMMINILE!!!


DA CURARE CARO DON BENZI SONO I CLIENTI E NON LE SIGNORINE O ALMENO NON TUTTE, E PER INCISO


CHI ROVINA LE FAMIGLIE NON SONO LE PROSTITUTE MA I MARITI MAIALI CHE CI VANNO CON LE PROSTITUTE.


Sono delusa, mai una piccola idea sul qualche forma di educazione al rispetto. Mai che nessuno investa soldi ed energia per insegnare ai maschietti (ma sarebbe opportuno insegnarlo un po' anche alle nuove femminucce...) che il rispetto è DOVUTO a tutti gli essere umani (a proposito, donne comprese).


Zia lella’s work part three

9:13:00 PM Posted In , , , , , , , , , Edit This 2 Comments »
Operare con i tossici ti insegna l’umiltà del silenzio, la paura della violenza, la solitudine del dolore. Ma nello stesso tempo ti gratifica nel tuo ruolo professionale che è importante e riconosciuto socialmente. Di questo abiamo già parlato in zia lella's part two
Da questa esperienza mi sono ritrovata a lavorare in un istituto psichiatrico. Credo che nessuno di voi, se non c’è stato dentro (da una parte o dall’altra) non abbia la più pallida idea di cosa sia un istituto psichiatrico. Il matto, il folle - e tutti i suoi moderni e professionalmente corretti nomi, - non sono solo una persona malata, ma anche un giudizio morale o sociale. Il matto è strambo, non lo si capisce, se ne ha paura, a volte giustamente, ma il matto è essenzialmente una persona non libera, sia psicologicamente che fisicamente. Il matto è intrappolato all’interno delle sue visioni, non ha alternative per ciò che vede e sente, è oppresso dal suo essere matto. Il matto è un desaparecidos sociale, qualunque cosa dica, faccia, senta, è interpretata come non senso, inutile, non credibile “tanto è matto…” non vale niente… è terribile. Se sei etichettato come matto, non verrai mai più considerato, mai più.
L’obiettivo non è la comprensione della malattia, che è incomprensibile, ma la stabilizzazione del paziente. Non importa se questo viene fatto attraverso farmaci che inibiscono, confondono, riducono la capacità intellettiva del paziente. Basta che non dia fastidio. La sfida che noi educatori avevamo accettato era i riuscire a fare a stessa cosa, senza eliminare l’essenza della persona, l’essere strambo può essere una risorsa?
Il dolore in questo campo è infinito, totale, racchiude tutto l’essere ed esplode in un muto urlo che ti entra nella testa e ti destabilizza…
Ciò che ricordo di questa esperienza è la mancanza di silenzio, gli interminabili soliloqui dei miei pazienti, la paura che leggevi nei loro occhi quando capitava qualcosa di strano, le notti sempre rotte da urli, pianti, risa…Come professionista si poteva fare molto, ma alla fine non ci si credeva fino in fondo. Bisognava investire troppo tempo e soprattutto troppo denaro. Siamo diventati controllori, surrogati genitoriali di persone con trent’anni di più . Quando tutto questo ha smesso di essere dignitoso per me e per loro me ne sono andata.
Dopo quattro anni ho voluto cambiare e sono arrivata dove sono adesso cioè operare con persone disabili.
Ma questa è un’altra storia….

Zia lella’s work part two

6:24:00 PM Posted In , , , , , , , , , , , , , Edit This 4 Comments »


zia lella work part one (clicca qui)


Dopo ben sette anni di duro lavoro con i minori, in cui includo:
- un’esperienza di tirocinio nel carcere minorile di Treviso,
- uno di volontariato in quello di Roma,
e una pazzia completa al quartiere Zen di Palermo,
frammentati da corsi di formazione vari, il più importante che voglio qui ricordare riguarda quello di Bologna che insegnava a trattare con bambini che avevano subito violenza fisica o sessuale,
ho finalmente cambiato campo e sono stata contattata da una comunità di Verona che si occupava di dipendenza.
Non era il mio campo, non ne sapevo niente di tossici, a me piaceva lavorare coi minori…mi offrirono il triplo dello stipendio che prendevo…beh, valeva la pena tentare!
FAVOLOSO
La più bella esperienza della mia vita.
Finalmente ho capito cosa significa fare l’educatore.
Lavorare con la tossicodipendenza ti mette a contatto con le tue paure, le tue insicurezze, ti insegna a combatterle per sopravvivere. I tossici non ti perdonano niente, non sfugge loro niente, non ti salvi.
Ho conosciuto il significato della parola empatia, la conoscenza delle mie doti di intuizione. Ho imparato tanto, ho sofferto tanto. Mi sono venute certezze che non avevo e tante insicurezze con cui fare i conti, ma più che altro ho imparato. La tossicodipendenza ti assorbe, ti si insinua dentro e senti di combattere una guerra per loro, e con te stessa, infondo le loro paure sono le nostre, i loro silenzi sono anche tuoi, il vuoto che sentono nell’anima è l’amplificaszione all’ennesima potenza di ciò che anche tu hai dentro. La sofferenza, il dolore non solo dei ragazzi, ma anche dei famigliari, la paura di sbagliare perché sbagliare significa anche uccidere. Non dimenticherò mai la ragazza che, dopo una ricaduta, ha fatto un colloquio con me,dopo poche ore è scappata dalla comunità e si è schiantata su un albero. Non è morta, si è salvata, ma quello che porto dentro è un macigno enorme. Non importa se, non ho fatto errori, se ho detto e fatto le cose giuste (il colloquio era registrato), la mia coscienza pesa…
Dopo appena due anni mi hanno nominata responsabile di comunità e questa responsabilità mi è saltata addosso come un macigno: disponibilità 24 ore su 24, reperibilità continua ed immediata, anche in ferie, telefonate di lavoro di giorno e di notte, corsi di formazione continui e sempre in città impossibili come Milano, Venezia, Padova…quello stipendio me lo sono proprio sudato.
La mia vita privata è andata, il mio fidanzato di allora mi ha lasciato, non proprio per il mio lavoro, anche, più che altro mi ero innamorata di uno stronzetto e quell’esperienza professionale mi dava i mezzi per constatarlo e quindi contestarlo. Francamente meglio così, ho trovato di meglio, ma lì per lì tutto fa mucchio si dice dalle mie parti e ho iniziato a sentirei l peso di un centro che gravava tutto sulle mie spalle. Non avevo una grande equipe che mi sosteneva, anzi a volte remava proprio contro. Questo fatto me o porto ancora adesso addosso, visto che a volte, ancora adesso mi fanno notare che faccio troppo indipendentemente dalle equipe.
Sono ingrassata di oltre venti chili (che ho ancora in parte) e ho iniziato a non sentirmi più a mio agio. Poi le cose sono precipitate soldi che non arrivavano, speculazioni andate male, stipendi non pagati e versamenti inps mai versati…
Ho lasciato tutto e sono tornata a Vicenza, dedicandomi solo agli studi. Ho reiniziato a studiare per prendermi la laurea breve.
Dopo un bel po’ di stipendi non pagati, ho cambiato lavoro e mi hanno assunta in una comunità all’interno dell’Istituto psichiatrico S.Felice di Vicenza.
Ma questa è un’altra storia…

HO FATTO IL MIO PRIMO MERCATINO A VICENZA E...

10:36:00 PM Posted In , , , , , , , , , , , Edit This 1 Comment »


Già, è un anno che mi preparo, faccio collanine, (che neanche mi piace fare), dipingo e questo mi piace molto, preparo spazzole con decoupages, intrecci di vimini, pesco in vasconi enormi carta ricilata, faccio libri scultura e altro ancora per poter finalmente esporre a Vicenza. L'anno scorso ho fatto dei mercatini, ma sono rimasta in provincia, un po' perchè avevo poca roba, un po' perchè non sapevo se quello che creavo potesse piacere. Ho maturato l'esperienza e l'ho messa in pratica. Pronta, espongo a Vicenza finalmente, e per lo più in uno dei mercatini più importanti e rinomati della città, in pieno centro!


Mi assegnano un posto infimo, ma vabbeh, sono una novellina, non è che posso pretendere adesso.... La gente viene, guarda, all'inizio mi lascia perplessa, una viene guarda, ascolta tutto il mio racconto su come si fa, che è tutto fatto a mano, che è artistico, del tempo ecc, ecc, ecc, e poi mi chiede il prezzo dell'addobbo floreale che avevo messo nel gazebo...ci resto male francamente...ma la successiva acquista. E' bellissimo, in una giornata ho guadagnato più di tutto l'anno scorso messo insieme. Sono felice. Mi diverto, anche se fa caldo e soprattutto si vede che c'è crisi. Alla fine della giornata ritorna alla carica un'altra furba...in un lato del banco avevo messo l'angolino solidarietà: alcune cooperative o gruppi di interesse sociale mi avevano dato da esporre i loro volantini e avevo posizionato (più per bellezza che per l'interesse di raccogliere denaro) il maialino salvadanaio di mia figlia. Ebbene, una gentile e graziosa signorina mi chiede quanto viene e se è fatto a mano (di plastica rosa???!!!) Ma non importa, fa caldo e il cervello è in cantina. un'altra mi chiede se il fiorellino di legno intarsiato e colorato (costo 2 euro) ce l'ho in giallo invece che in rosso "No signora, non li facci in serie, ma se aspetta un minuto glielo ricoloro" si offende. Devo calmarmi, fa caldo. Arrivano le nove, ora di smontare tutto.

Ora ne farò altri, ma penso che alzerò i prezzi, perchè sono troppo generosa, altri fanno cose come me, (anche peggio, sinceramente), e sono molto ma molto più cari.


Grazie a tutti. Vi aspetto in settembre, si replica.

Le mie manie, i miei tic e le mie dipendenze

1:20:00 PM Posted In , , , Edit This 2 Comments »
Ho preso la palla al balzo e ho assecondato il sondaggio - meme (?) di Valverde e di Susina, così ho riflettuto su quali possono essere i miei difetti i miei tic e le mie dipendenze.
I tic sono facili da trovare, basta chiedere a chi ti sta intorno e saltano fuori anche quelli che non sai di avere; anche le dipendenze tutto sommato non mi hanno creato grossi problemi: non bevo, non fumo, non vado a uomini (anche se di anima vi dirò…) non mi drogo, non amo la televisione, mi piace leggere, ma non lo considero una dipendenza, se ho tempo ok, altrimenti pazienza.
E’ vero che quando un libro mi interessa o mi avvince entro in un’altra dimensione e non c’è tempo e spazio che conta. Riesco a tornare su questo pianeta solo dal richiamo dell’istintivo materno, ma ritorno da molto lontano e con molta fatica.
Sono fortemente spirituale, ma anche questa non è né una mania né una dipendenza: credo in Dio, sono Cristiana Cattolica poco osservante in verità, ma parlo spesso con Dio e il fatto strano è che ancora mi risponde, malgrado tutte le litigate che spesso facciamo io e Lui.
Un mio docente di psicologia una volta mi ha detto che tutti abbiamo delle dipendenze, l’importante è saperlo e non rendersene schiavi e quindi posso affermare senza ombra di dubbio che sono grassa, questo mi crea dei complessi infiniti, solo a me in realtà, perché gli altri mi accettano bene così come sono, fatto stà che non riesco a seguire una dieta neanche morta. E’ più forte di me. Vado dal dietologo di turno, spendo soldi, mi impegno mentalmente e poi, quando riesco ad ottenere dei risultati mi prende una depressione incredibile e smetto, con frustrazioni, sensi di colpa e annessi e connessi. questa è senz’altro una dipendenza.
Per le manie è stato più difficile perché le cose che tu ritieni naturali, per altri possono essere considerate manie e viceversa. Qui ho dovuto riflettere e ripensare a me stessa, all’educazione che mi hanno impartito. La questione dei libri ad esempio dipende dall’educazione che ho avuto da mio padre, che è nato e vissuto in un periodo in cui i libri avevano un significato ben preciso, culturale, politico, economico. Ora non è più così, ma credo che i libri abbiano un’anima, almeno quella di chi l’ha scritto, se è proprio un brutto libro, altrimenti anche quella dei protagonisti e/o quella di chi lo ha letto, e/o quella a cui è indirizzato….Non si può buttare via un libro, è un abominio, un peccato mortale, è indecente. Questo provoca dei piccoli inconvenienti del tipo costruire librerie immense (e io abito in un appartamento sito in un condominio, non in un castello) e soprattutto sapere che quando compero un libro o me lo regalano (pochi in verità perché sono un tantino esigente) è per sempre.
Per quanto riguarda il dormire, me lo ha suggerito mio marito, ed in effetti è una mania, per quanto sia alto, basso, lungo o stretto il cuscino, ce ne devono essere due, anche in albergo.
Penso che derivi dal fatto di russare. Almeno, tutto è iniziato così, poi penso si sia trasformato in una mania.
La mia vita sessuale non ve la spiego, e le patologie convulsive si limitano ai soli biglietti di aereo, tram, treno o quant’altro. Non controllo il gas, né la luce né altro, solo i biglietti.
L’acqua che scorre invece me la porto avanti da quando ero bambina. Ho perfino chiesto a mia madre - a suo tempo, - se per caso da piccola avessi sofferto la sete. Chiudo i rubinetti a chi stà lavando l’insalata, chiudo l’acqua a mio marito quando si fa la barba (adesso se la fa se sono fuori casa), l’acqua che scroscia inutilmente mi crea ansia.
Il computer invece è un’esperienza nuova. Lavoro con questo aggeggio da una vita e mai avrei pensato potesse diventare un intrattenimento talmente intenso che spesso il mio lui si ingelosisce.
Quindi concludendo mie care streghine così son fatta:
MANIE
1. non dormo se non ho due cuscini almeno (fino alla nascita della primogenita avevo un cuscino tipo copertina di Linus, sempre appresso, ma poi essendo di piume, ho dovuto buttarlo Sich, per allergia della bimba).
2. se inizio a leggere un libro non posso non arrivare alla fine, anche se è una str…ta pazzesca
3. i libri che acquisto o che mi regalano non si possono buttare via. GUAI, ANATEMA
4. se piove amo fare sesso. Quest’inverno o sfinito il mio lui.
5. se parto controllo anche 10 volte se ho il biglietto
6. non sopporto l’acqua che scorre inutilmente.
7. devo accendere il computer e entrare in internet almeno una volta al giorno.
TIC
1. mi tocco di continuo i capelli perché ho il terrore di perderli
2. mi tocco spesso il naso
3. mi mangio le pellicine attorno alle unghie quando sono nervosa o pensierosa.
DIPENDENZE
1. le mie bimbe, le ho volute contro ogni parere medico e ora sono qui
2. mangiare. Sono sempre in lotta con la bilancia, vorrei dimagrire, vorrei…ma alla fine se devo scegliere tra una taglia in meno o una buona cena con gli amici, non c’è storia. Il problema è che ho molti amici.
3. la mia dolce metà che mi fa impazzire, arrabbiare ma poi mi compra con un sorriso.