CARO E BUON VECCHIO BABBO

6:19:00 PM Posted In , , Edit This 2 Comments »
I miti del Natale si intrecciano da millenni tra ritualità pagane e tradizione cristiana, preesistenze celtiche, feste contadine e tradizioni montanare tra Nord e Sud d'Europa.
Babbo Natale è un vecchio venerabile signore che porta doni ai bambini buoni, ma in storie e culture diverse i doni vengono portati da Gesù Bambino, oppure dallo spirito degli antenati. Altrove è la Befana che si sostituisce o si sovrappone a Babbo Natale; in Sicilia si chiama 'Vecchia di Natale', e porta regali anche lei che servono a rafforzare i legami e le convenzioni sociali. In alcune zone dell'Appennino eroe eponimo delle feste natalizie è il Ceppo, che brucia durante tutto il periodo delle festività. Ha un significato protettivo e magico, come il tronco di quercia che viene fatto bruciare in Provenza e in molte regioni della Germania.
Babbo Natale è comunque, alla fine, la risultante di ogni mito; un po' gnomo, un po' nonno, un po' Gesù bambino, Ceppo, Befana.
Secondo Phyllis Siefker nel suo libro "Santa Claus, l'ultimo degli Uomini Selvaggi", la figura di Babbo Natale discende da questi Uomini Selvaggi, ovvero le divinità primitive che dominavano la vita delle campagne nel Medio Evo. Queste creature "coperte di pelo, fornite di gobba, simili a bestie", erano furia e distruzione, ma anche "responsabili della nascita, della crescita e della fecondità, e intime dei più profondi segreti dell'universo". Dovevano essere uccise davvero o simbolicamente affinché i cicli vitali continuassero. E da queste figure - che nella mitologia greca assunsero le sembianze di Pan, il dio caprone - emerse, secondo Siekfer, anche Santa Claus. E nelle cerimonie pagane, il dio-bestia, di cui resta traccia nel mito dello Yeti, era impersonificato dallo sciamano.
Ma Santa Klaus in realta' nasce nel IV secolo D.C. a Mira in TURCHIA e si chiama San Nicola. Santo protettore delle più disparate categorie umane, dai bambini alle zitelle, dai marinai ai mercanti, dai profumieri ai panettieri, e ancora farmacisti, lustrascarpe, stallieri, pescatori, perfino ladri e assassini; Molte storie vengono raccontate sulla sua generosita'. Si dice che usasse gettare nella strada sacchi pieni di monete d'oro, ma la leggenda piu' interessante e' quella delle tre giovani ragazze destinate alla prostituzione. Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere di un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perche' caduto in miseria, decide di intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta del vecchio castello, tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito. Tuttavia la terza notte Nicola trova la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio si arrampica sul tetto e getta il sacchetto di monete attraverso il camino, dov'erano appese le calze ad asciugare.La sua fama si diffonde nel mondo bizantino sino a fare di lui uno dei santi più amati in Oriente. Nel 1087 le sue spoglie sono trafugate da un manipolo di intraprendenti baresi e trasferite nel capoluogo pugliese, per essere conservate nella chiesa romanica appositamente costruita, la Basilica di San Nicola: Nicola diventa il santo protettore di Bari e la città, che ogni anno nel mese di maggio rievoca solennemente l'arrivo dal mare dei sacri resti, diviene meta di pellegrinaggi da tutto il mondo cristiano.
Quando ci fu lo scisma tra Chiesa Cattolica e Chiesa Protestante ogni nazione invento' il proprio "Babbo Natale". Per i francesi era "Pere Noel", in Inghilterra "Father Christmas" (sempre dipinto con ramoscelli di agrifoglio, edera e vischio) e la Germania aveva "Weihnachtsmann" (l'uomo del natale).La sua fama si diffonde in tutta europa e viene istituita l'usanza di scambiarsi i regali il 25 dicembre, per la ricorrenza della nativita'.
Nel XVII secolo questa tradizione sbarca in America con i coloni olandesi: Sinter Nikolaas diviene Santa Klaus e il buon filantropo prende a rifarsi il look. Il santo più venerato diviene una specie di folletto. La veste di Santa Claus diventa un giubbotto rosso stretto in vita, pantaloni rossi orlati di pelliccia bianca e un cappellone floscio, anch'esso con finiture in pelliccia. Porta un sacco sulle spalle, pieno di cose belle, e se ne va in giro volando su una slitta trainata da renne.
L'iconografia succitata noi la dobbiamo pressoché interamente ad un geniale disegnatore americano della seconda metà dell'ottocento, Thomas Nast, che pubblicò nel 1890 il suo più famoso libro, "Christmas Drawings for the Human Race", una raccolta dei disegni comparsi negli anni precedenti su 'Harper's Weekly'. Thomas Nast, che era nato in Germania nel 1840 ed emigrato bambino negli Stati Uniti, creò a poco a poco tutto l'immaginario che ruoterà per sempre intorno a Babbo Natale: la fabbrica di giocattoli al Polo Nord, il rapporto specialissimo con i bambini, la slitta, le renne, il camino.
Il libro di Nast, si è detto, è del 1890.
Babbo Natale allora non beveva certo Coca Cola.
Avrà imparato a farlo più tardi, ben dentro il XX secolo, ma da quando l'ha assaggiata non se ne è certo più staccato, al punto che a lungo è stata fatta circolare la voce che l'immagine che tutti conosciamo (si torna alla domanda di partenza: chi ha inventato Babbo Natale?) fosse dovuta ad una trovata geniale, appunto, della Coca Cola. O perlomeno a quella di un illustratore delle sue campagne pubblicitarie, Heddon Sundbloom che nel 1931 disegnò il primo dei suoi Santa Claus pubblicitari, prendendo a modello l'aspetto di un vicino di casa bonariamente grassoccio.
Il resto della storia è mitologia che le Pubbliche Relazioni di Coca Cola ha diffuso in tutto il mondo. Nast viene del tutto eclissato per creare una nuova tradizione che fa datare al 1931 l'invenzione del 'nostro' Babbo Natale.
Non è affatto vero, naturalmente ma Coca Cola ci crede e, quello che è più importante, lo fa credere a tutti, in un astuto altalenare di 'mezze verità'.
Un po' lo stile degli avvocati della Walt Disney che, nel 1981, diffidarono gli organizzatori del 'Centenario di Pinocchio' dall'usare il nome 'Pinocchio' per le manifestazioni perché, come per loro era pacifico, 'Pinocchio' era un copyright Walt Disney, registrato e protetto!!!!
In Italia la diffusione della figura del rosso Babbone è recente, inizia all'incirca al secondo dopoguerra. Prima di allora la tradizione italiana preferiva demandare la consegna dei doni agli altri 'testimonial' del Natale (il Ceppo, Gesù Bambino ecc.). Qualche accenno ad un vecchio 'Natale' che porta doni, nella neve e con una similslitta, si trova nel Corriere dei Piccoli (un disegno di Carlo Bisi per una tavola del 30 dicembre1928, ). Il vestito è però diverso. Non segue la lezione di Nast, né per l'aspetto né per i colori (è giallo con grandi stelle). Segno che a quel momento la figura di Babbo Natale, in Italia, non si era ancora consolidata.
(liberamente tratto da Social Design Zine)
Comunque sia, vi auguro un Natale con poche "americanate", con tanto sentimento, che siate credenti o meno, un Natale di Amore e un buon nuovo inizio...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

già mi faceva vomitare che babbo natale fosse un'invenzione della coca cola massima esponente del consumismo, ma che non si nemeno un'idea sua e che l'abbia rubata...mi viene la nausea, non si degna neanche di essere originale, almeno quello, visto che ha svilito il Natale dei suo senso di attesa, passione, voglia ddi ricominciare mettendo al primo posto la persona e non il denaro...tutte cose che non ci sono più e che non hanno più alcun valore. che mondo di merda!!!

zia lella ha detto...

ciao Anonimo, non avrei usato il tuo linguaggio, ma apprezzo il pensiero, sopratutto quello riguardante il senso del Natale. Per quanto riguarda invece la Coca Cola, non fa altro che marketing, il suo lavoro insomma:"parlane bene, parane male, ma parlane...non vomitare per così poco, c'è ben altro per star scontenti. Ciao, grazie di essere venuta a trovarmi e a presto.